L’interpretazione del patrimonio è un metodo di lavoro dal grande potere trasformativo. Crea connessioni significative tra i visitatori e i luoghi che esplorano attraverso percorsi di scoperta di se e della propria relazione con il mondo naturale, artistico e culturale. 

Ma come possiamo trasformare la conoscenza, le informazioni, in una relazione autentica? Che si tratti di un museo o della natura, ogni sito del patrimonio ha una sua storia più nota e una serie di storie nascoste. Sono queste che ne definiscono l’unicità, l’identità e creano senso di appartenenza nelle comunità che ruotano attorno ad esso.

L’interprete è un difensore di pubblici

L’interpretazione è molto di più che trasmettere informazioni in modo interessante e coinvolgente; è un percorso, un’esperienza trasformativa, creato per quel dato pubblico. Questo vuol dire che si tratta di una mediazione tra punti di vista diversi, come, ad esempio in un museo, quello del curatore e del visitatore. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo comprendere a fondo il nostro pubblico, conoscere le storie che i nostri luoghi custodiscono e impiegare le migliori tecniche interpretative per creare il connubio perfetto.

Creare percorsi trasformativi

Ogni sito del patrimonio ha una storia principale e delle storie nascoste uniche. Sono queste voci silenziose che gli interpreti, con la loro profonda conoscenza dei valori del patrimonio, hanno la capacità di portare al pubblico, offrendo l’opportunità di sviluppare un legame speciale.  I luoghi non sono più semplicemente spiegati o raccontati, ma vissuti profondamente. Le informazioni sono un’occasione per creare relazione, e l’apprendimento non è fine a se stesso, ma ispirazione e scoperta di se.

Allo stesso tempo questo approccio costringe i luoghi del patrimonio a ripensare se stessi. Diventa cruciale riflettere su come si raccontano, sono percepiti e vissuti da tutti coloro che ruotano intorno ad essi, pubblici e comunità locali inclusi. Come ogni relazione, è un percorso circolare: mettendosi in ascolto l’uno dell’altro non ci si può non trasformare.

Creare una conversazione con il pubblico

Sono proprio il dialogo e la conversazione a generare questa rivoluzione. L’interpretazione insegna la pratica dell’ascolto attivo, guidando tutte le parti in causa a scoprire insieme i dettegli e significati, condividere ipotesi, cercare soluzioni e spiegazioni. Questo tipo di visita interpretativa lascia ai partecipanti il dono di scoprire il piacere di imparare e costruire il proprio sapere insieme agli altri. 

Le domande svolgono un ruolo fondamentale nell’instaurare un dialogo con i visitatori. Offrono l’opportunità di approfondire le spiegazioni e di creare un legame profondo tra il patrimonio e i suoi visitatori. Riconoscere le domande di valore aumenta il senso di appartenenza del gruppo, rendendo la visita meno “efficiente” in termini di trasmissione della conoscenza, ma più persistente e rilevante nel lungo periodo.

Accresce il senso di appartenenza e connessione

Pensate a questa situazione, avete dato un consiglio ad un buon amico su cosa cucinare per un’occasione speciale. Il vostro amico segue il vostro consiglio. Come vi farebbe sentire questo semplice fatto? Non vi sentireste subito responsabili della buona riuscita della serata? Sareste dispiaciuti se il piatto non ha funzionato o orgogliosi se è stato un successo. Il feedback positivo del vostro amico riguardo il successo della festa vi farebbe sicuramente sentire più che semplicemente coinvolti, ma come se quell’evento fosse un pò vostro.

Ecco, allo stesso modo, possiamo infondere il senso di appartenenza nei visitatori. Partecipando alla co-creazione del programma e nei processi decisionali, rispettando le loro opinioni. Condividere il percorso con le comunità che ruotano intorno al luogo del patrimonio, o che ne sono parte integrante, è sempre più importante.

L’interpretazione del patrimonio non si limita a fornire informazioni, ma serve a creare legami duraturi, a promuovere un senso di appartenenza e a contribuire alla gestione sostenibile della nostra eredità culturale.

ph. credits – suzanne-d-williams-unsplash

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